Arrestato per truffa, il catanese Rosario Scimoni, detto Sasà, rievoca le tappe della sua vita di trasformista dal 1912 al 1953: complice della mafia, socialista, interventista e poi pacifista, fascista fervente, iscritto al PCI e, dopo il '48, alla DC. Scarcerato, fonda il partito degli ex carcerati. In un certo senso è il film postumo del siciliano Vitaliano Brancati che morì nel 1954 a 47 anni, grave perdita per la letteratura erotico-satirica, il teatro e il cinema italiano. È anche il vero atto di nascita del 35enne Sordi come maschera emblematica in una commedia il cui titolo riassume nel bene e nel male il vanto e la vergogna dell'italiano medio. Pur smussando nei risvolti patetici l'acre moralismo di Brancati che gli aveva già fornito i copioni di Anni difficili e Anni facili, la regia di Zampa va egualmente a segno, grazie anche a Sordi che la fa da padrone. Pronto alla fine del '54, uscì nella primavera del 1955 dopo tagli di censura.